Piramidi: potere ed eternità
Nell’antico Egitto, le piramidi erano maestosi monumenti funebri, costruiti come tombe per i faraoni e, più raramente, per alcuni membri dell’alta nobiltà. Questi imponenti edifici rappresentavano non solo il potere e la grandezza dei sovrani, ma erano soprattutto il simbolo della loro transizione verso l’immortalità. Gli Egizi, infatti, credevano che il faraone, una volta morto, dovesse compiere un viaggio verso l’aldilà, e la piramide era progettata come una sorta di “scala” spirituale che gli avrebbe permesso di ascendere verso gli dei.
Le piramidi non erano semplici tombe, ma veri e propri complessi funerari. Al loro interno, oltre alla camera sepolcrale, si trovavano infatti numerose altre stanze e gallerie, spesso riccamente decorate con testi sacri e affreschi, che avrebbero aiutato il defunto nel suo cammino verso l’aldilà. All’esterno, erano invece circondate da templi e altre strutture associate ai rituali religiosi.
Sebbene le piramidi più conosciute siano quelle della piana di Giza, erette dai faraoni Cheope, Chefren e Micerino, in Egitto sono state scoperte oltre 100 piramidi distribuite lungo tutta la valle del Nilo. Le piramidi di Giza sono certamente le più celebri, ma non sono le uniche. Nelle aree di Saqqara e Dashur, ad esempio, sorgono altre importanti costruzioni, come la Piramide a Gradoni di Djoser, considerata la prima piramide della storia, e la Piramide Romboidale, nota per la sua forma particolare che riflette l’evoluzione delle tecniche costruttive egizie, una sorta di esperimento nel tentativo di costruire una piramide perfetta.
Ogni piramide ha una storia a sé, riflettendo l’evoluzione dell’architettura funeraria egizia e i tentativi di perfezionare la tecnica costruttiva, passando da strutture più semplici a monumenti sempre più grandiosi e raffinati. Queste incredibili costruzioni rimangono tra le testimonianze più affascinanti e durature del genio architettonico degli antichi Egizi e da secoli attirano viaggiatori da tutto il mondo, desiderosi di ammirare con i propri occhi queste strutture sbalorditive.
La nascita delle piramidi: Djoser
Siamo sull’altopiano sabbioso di Saqqara intorno al 2650 a.C. Fino a quel momento, i re e gli alti funzionari venivano seppelliti in grandi tombe chiamate “mastabe”, strutture rettangolari il cui nome, in arabo, significa “panca”. Ma tutto cambiò con Djoser, faraone della III dinastia, che affidò al geniale architetto Imhotep il compito di realizzare una tomba monumentale in suo onore.
Inizialmente, Djoser ordinò la costruzione di una mastaba tradizionale, sostituendo però i mattoni di fango con resistenti blocchi di pietra tagliata, decisione che rivoluzionò l’architettura e il culto funerario dei successivi faraoni. Poco dopo, però, il progetto subì una svolta: la struttura venne ampliata e ricoperta con una serie di mastabe sempre più piccole, impilate una sull’altra. Nacque così la prima piramide della storia, la Piramide di Djoser o Piramide a Gradoni. Questa imponente costruzione, formata da sei livelli sovrapposti, inglobava al suo interno le fasi precedenti del progetto, segnando una vera e propria rivoluzione architettonica. Da questo momento in poi, infatti, l’idea della piramide come tomba reale divenne un modello per i faraoni successivi, che si spinsero a costruire piramidi sempre più grandi e perfezionate. Questo processo culminò con le piramidi di Giza, capolavori assoluti dell’architettura egizia.
Alla ricerca della piramide perfetta
Durante la IV dinastia, il faraone Snefru, che regnò per ventiquattro anni, realizzò la bellezza di tre piramidi: una a Meidum e due a Dahshur. Questo faraone diede alla storia delle piramidi un’ulteriore e importantissima svolta: fu lui infatti a tentare per la prima volta la realizzazione di una piramide a facce lisce. Dal punto di vista architettonico il regno di Snefru fu un periodo di grande innovazione e di coraggiosa sperimentazione sia per quanto riguarda le tecniche di costruzione che per la forma delle strutture funerarie.
A Meidum venne ideate e realizzata una piramide a sette gradoni, allargata poi a otto. Accanto a questa piramide sono stati ritrovati i resti di una piramide più piccola. Quasi tutti i faraoni successivi seguirono questa tradizione , completando le piramidi principali con l’aggiunta di una compagna più piccola, chiamata “piramide satellite”.
Una quindicina d’anni dopo, Snefru abbandonò Meidum e decise di iniziare la costruzione di una nuova e rivoluzionaria piramide a Dahshur, concepita come piramide a facce lisce, la prima di una lunga serie. La costruzione di questa piramide sperimentale incontrò non poche difficoltà: inizialmente si decise di realizzare una piramide dalla pendenza molto elevata che però andò incontro a numerosi cedimenti strutturali. Venne così inglobata da una nuova piramide più larga e meno ripida. Tuttavia, in seguito a muovi cedimenti strutturali, venne deciso di ridurre drasticamente la pendenza delle facce della piramide in corso d’opera. Mentre la fase iniziale del progetto è nascosta all’interno della piramide, le altre due fasi sono chiaramente visibili: la parte inferiore del monumento rappresenta la seconda fase del progetto e la parte superiore, con una pendenza minore, rappresenta la terza e ultima fase. Venne così realizzata la “Piramide a Doppia Pendenza”.
Le Piramidi di Giza: la perfezione raggiunta
Il massimo esempio della perfezione architettonica raggiunta dagli antichi Egizi nella costruzione delle piramidi è rappresentato dal complesso monumentale della piana di Giza, situato alle porte del Cairo. Questo sito ospita tre piramidi principali e otto minori, ed è stato scelto come luogo di sepoltura dal faraone Cheope, figlio di Snefru. Qui, Cheope fece erigere un autentico colosso: la Piramide di Cheope, conosciuta anche come Grande Piramide di Giza. Con oltre 2,5 milioni di metri cubi di pietra, non è solamente la piramide più grande mai costruita ma è anche l’unica delle Sette Meraviglie del mondo antico ad essere giunta fino ai giorni nostri.
La piana di Giza fu probabilmente selezionata per la sua conformazione rocciosa, ideale come basamento per edifici monumentali e anche utilizzabile come cava di pietra. Questo ridusse i tempi di costruzione e facilitò il trasporto dei materiali, contribuendo alla realizzazione di opere di tale grandezza e precisione.
La Piramide di Cheope
Con un’altezza di 146 metri (oggi ridotta a 139 metri a causa dell’erosione e della scomparsa del pyramidion sommitale), la Piramide di Cheope è un autentico capolavoro di ingegneria ed è la piramide più grande e imponente mai costruita.
Eretta intorno al 2.560 a.C. per volere del faraone Cheope, figlio di Snefru, la sua costruzione richiese tra i 15 e i 30 anni di lavoro intenso. Al suo interno, la Grande Piramide custodisce tre camere sepolcrali disposte una sopra l’altra e servite da tre ingressi differenti. Alla camera principale, dove venne con ogni probabilità sepolto Cheope, si accede tramite un ripido corridoio ascendente lungo ben 46 metri, alto 9 e largo 2, chiamato la “Grande Galleria”, un tempo sigillato da tre enormi saracinesche di granito rosso. Dalla camera sepolcrale di Cheope e da quella intermedia, erroneamente chiamata “Camera della regina” (probabilmente destinata a ospitare la statua del faraone), dipartono coppie di piccoli condotti diagonali che attraversano tutta la piramide verso sud e verso nord. La funzione di tali condotti è ancora un mistero ma si pensa che fossero rivolti verso alcune stelle importanti per l’astronomia e per la religione egizia, consentendo così allo spirito del faraone di raggiungere il firmamento. Nonostante secoli di studi archeologici, la Piramide continua a svelare sorprese: si ritiene che al suo interno possano esistere altre gallerie e camere ancora inesplorate.
Esternamente, la piramide era in origine rivestita da lastre di calcare liscio e bianco, così perfettamente connesse fra loro che, come riportò lo studioso arabo medievale Abd el-Latif, tra di esse non sarebbe passato nemmeno uno capello.
Sebbene la Piramide di Cheope fosse l’elemento principale del complesso, faceva parte di un più ampio sistema funerario che includeva una piramide satellite, tre piramidi minori destinate a tre regine e altre strutture, oggi quasi del tutto scomparse, come il tempio funerario, il tempio a valle e la lunga via cerimoniale che li collegava.
La Piramide di Cheope.
La Piramide di Chefren
Dopo la breve parentesi del regno di Djedefra, figlio di Cheope, che lasciò incompiuta la sua piramide ad Abu Rawash, il trono passò al fratello Chefren. Quest’ultimo intraprese la costruzione della seconda piramide più grande dell’antico Egitto, la Piramide di Chefren, situata accanto a quella del padre. Sebbene il volume complessivo della struttura fosse leggermente inferiore a quello della piramide di Cheope, l’angolo di inclinazione più ripido permise alla piramide di Chefren di raggiungere un’altezza impressionante, appena 3 metri più bassa rispetto a quella del padre.
All’interno della piramide, un corridoio discendente conduce oltre una camera secondaria, risalendo poi in orizzontale fino alla semplice camera sepolcrale principale, dove si trovava il sarcofago del faraone. Esternamente, la sommità della piramide conserva ancora parte del rivestimento originario in calcare, che un tempo ricopriva interamente la struttura, offrendoci un’idea della straordinaria precisione con cui venne costruita. Tale residuo di rivestimento conferisce alla piramide un aspetto unico e immediatamente riconoscibile.
Il complesso funerario di Chefren includeva non solo la piramide, ma anche una serie di strutture significative, tra cui la celebre Sfinge, un grande tempio funerario, un tempio a valle da cui proviene la splendida statua di Chefren seduto sul trono, realizzata in gneiss scuro e oggi esposta al Museo Egizio del Cairo, oltre a una lunga via cerimoniale che collegava gli elementi del complesso.
La Piramide di Micerino
La terza e ultima piramide della piana di Giza, la più piccola ma non per questo la meno importante, venne eretta dal figlio di Chefren, Micerino (Menkaura) nell’ultima area libera dell’altopiano roccioso.
Nonostante il volume di roccia impiegato da Micerino fosse appena 1/10 rispetto a quello impiegato da suo nonno Cheope, la terza piramide di Giza era affiancata da tre piramidi secondarie erette per tre regine ed era dotata di grandi ed elaborati templi, nei quali furono ritrovate alcune delle statue più belle e celebri di tutto l’Antico Regno. La ricchezza del suo complesso funerario è testimoniata anche dall’ampio uso del granito, pietra molto dura e difficile da lavorare, che venne addirittura usato come rivestimento per la base della piramide, anche se l’opera rimase incompiuta.
L’interno della piramide è piuttosto complesso, con una serie di piccole stanze su livelli sfalsati e un corridoio che conduce nel nulla, probabilmente abbandonato in seguito a un cambio di progetto in corso d’opera. Il bellissimo sarcofago di Micerino, riccamente decorato, venne rinvenuto dall’ufficiale britannico Howard Vyse nella camera sepolcrale. Rimosso e imbarcato su una nave diretta in Inghilterra, il sarcofago andò perduto nell’oceano a seguito del naufragio della nave che lo trasportava.
L’altopiano di Giza non ospitava solo le enormi tombe dei faraoni e delle loro consorti, ma anche una vasta necropoli nella quale vennero sepolti personaggi della famiglia reale e dell’alta nobiltà, che avevano l’onore di accompagnare il sovrano nell’aldilà. Qui, il mondo dei morti si mescolava con quello dei vivi: l’altopiano di Giza era infatti costantemente popolato dai migliaia e migliaia di operai che lavoravano alla realizzazione delle piramidi, di numerosi cavatori di pietra, necessaria per la costruzione dei vari monumenti, di artigiani che scolpivano le statue e le decorazioni e poi dal numerosissimo personale che forniva vitto e alloggio agli operai.
Per oltre un secolo, Giza fu il teatro di un’impresa colossale, i cui resti affascinano da secoli viaggiatori provenienti da tutto il mondo.
La Grande Sfinge
Uno degli elementi più iconici e significativi del complesso funerario di Chefren è senza dubbio la Grande Sfinge, uno dei monumenti più celebri dell’Antico Egitto.
Scolpita nella roccia calcarea lungo la via cerimoniale e a fianco del tempio in valle, la Sfinge ritrae il volto sereno del faraone Chefren sul corpo di un leone accovacciato con le zampe distese in avanti. Con questo simbolismo, Chefren, possente come un leone, continua a vegliare sulla sua terra anche dopo la morte.
Lunga cinquantasette metri e alta venti, le dimensioni della Sfinge sono superiori a qualsiasi scultura realizzata nell’Antico Egitto e possono essere paragonate solamente ad alcune gigantesche statue realizzate più di milleduecento anni dopo da faraoni quali Amenhotep III e Ramses II.
Durante i secoli, l’incavo che circonda la statua venne a riempirsi di sabbia e questo è il motivo per cui le tante e famose rappresentazioni storiche di Giza, comprese quelle della spedizione napoleonica in Egitto, raffigurano la Sfinge che emerge dalla sabbia solamente con la testa e parte del dorso.
Il volto di Chefren è incorniciato dal tipico copricapo egizio, il nemes, che consiste in una stoffa tesa attraverso la fronte e legata dietro alla nuca, con due grandi pieghe che sporgono ai lati. Il volto è tuttavia stato sfigurato: il naso è stato deliberatamente rimosso con l’uso di cunei e martelli probabilmente durante il Medioevo (alcuni dicono sia stato proprio l’artiglieri napoleonica, ma ciò è altamente improbabile). Anche la barba, che un tempo impreziosiva il mento della statua, si è staccata e alcuni frammenti sono oggi conservati al British Museum di Londra e al Museo Egizio del Cairo.
Numerose leggende circondano la Sfinge, alcune delle quali sostengono che al suo interno si trovino camere segrete piene di tesori. Tuttavia, studi moderni hanno dimostrato che la statua è stata scolpita da un unico blocco di calcare, rendendo improbabile la presenza di cavità interne.
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